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        SCUOLA 
        ELEMENTARE "Julius Kugy"
       
      
      
      
       La presente 
        proposta di attività didattica suggerita dall'Exploratorium si è inserita 
        come continuazione ed evoluzione di progetti e di esperimenti effettuati 
        dagli alunni della seconda classe elementare della scuola Julius Kugy 
        di Trieste, nel mese di giugno del 2000.
      
      
        
      
       La classe 
        era caratterizzata dall'avere come pratica educativa e cognitiva l'applicazione 
        di molte metodologie e tecniche didattiche innovative, nonché una costante 
        prassi nell'effettuare vari tipi di esperimenti. Gli alunni si dimostravano 
        particolarmente reattivi, pieni di interessi, ma anche sereni, critici 
        e disciplinati. Le peculiarità educative e formative del progetto sono 
        state determinate prima di iniziare il lavoro.
      
      
      
         
      
       Dal punto 
        di vista degli alunni la proposta era formulata nel seguente modo: come 
        si può, utilizzando solamente i giornali e spago, costruire un ponte con 
        l'arcata di almeno 2 metri, su cui ci possa passare sopra un bambino?
      
      
        
      
       Precedentemente, 
        con altre proposte, si erano già costruite delle strutture tridimensionali 
        e anche e dei ponti piuttosto complessi in scala ridotta, utilizzando 
        come moduli: stecchini, spaghetti di pasta commestibile e cilindretti 
        di plastilina. In questo progetto il modulo doveva essere costituito da 
        un cilindro ottenuto arrotolando dei quotidiani.
      
      
      
         
      
       Per valutare 
        bene il carico di sicurezza, si è deciso che le prove di sollecitazione 
        andassero protratte sino al collasso completo del manufatto. Il lavoro 
        in tutto è durato tre settimane.
         
      
       Si sono 
        allestititi 3 ponti. Ognuno rappresentava un miglioramento dei precedenti. 
        L'ultimo era lungo 4 metri. Invece dello spago si è pensato di usare dei 
        fili di lana, avanzati da precedenti attività. I rotoli del primo ponte 
        erano fatti con un solo giornale e non erano molto robusti, per quelli 
        dell'ultimo ponte si utilizzavano 2 quotidiani. Mentre nel primo ponte 
        ogni alunno operava in modo indifferenziato, facendo a turno tutto: arrotolare 
        i giornali, assemblare i fili di lana per ottenere funicelle, effettuare 
        legature provvisorie e definitive, nell'ultimo, gli alunni si sono spontaneamente 
        specializzati, secondo ciò che riuscivano a fare meglio.
      
      
        
      
       Si sono 
        costruite 3 travi accostando longitudinalmente, svasati nella lunghezza, 
        vari rotoli di giornali congiunti tra loro mediante legatura. Le tre travi, 
        in determinati punti, detti nodi, erano collegate tra loro da aste, (costituite 
        da almeno 2 rotoli) assicurate sempre mediante legatura. Su ogni nodo 
        confluivano 4 aste generando un complesso di tetraedri. Questi nel loro 
        insieme avevano la forma di un parallelepipedo a base triangolare, posto 
        orizzontalmente, nei cui spigoli (due in basso e uno in alto) si trovavano 
        le travi.
      
      
        
      
       Il problema 
        maggiore era rappresentato dalle legature, le funicelle dovevano essere 
        tese non lontane dal loro limite di rottura e gli alunni non avevano la 
        forza sufficiente per farlo; dopo un pri-mo bloccaggio a mano, tra i trefoli 
        s'infilava un rametto (raccolto nel parco della scuola); ruotando questo 
        legnetto il giunto risultava serrato con forza. La struttura, ogni tanto, 
        veniva sollecitata innalzandola da terra mediante pile di mattoni appoggiati 
        su 4 nodi (corrispondenti agli appoggi del futuro ponte) e caricata in 
        prossimità del baricentro. Durante le simulazioni di carico si osservavano 
        gli elementi che iniziavano a cedere; questi venivano irrobustiti, sia 
        aggiungendo altri rotoli, sia rinforzando le legature. Le sollecitazioni 
        di comprensione tendevano a piegare i rotoli; quelle di trazione tendevano 
        a scollegarli.
      
      
        
      
       L'opera 
        è stata considerata completata quando, con le prove a terra, il manufatto 
        non si deformava più. Per eseguire le prove di carico definitive, il manufatto 
        è stato portato su due ringhiere, distanti tra loro 2 metri, ed è stato 
        sistemato in modo che appoggiasse sui 4 nodi prestabiliti. Ad ognuna delle 
        due estremità c'era un adulto che aiutava gli alluni a passare da una 
        parte all'altra del ponte.
      
      
      
         
      
       Al passaggio 
        dell'alunno meno pesante, il ponte non ha avuto alcun minimo segno di 
        cedimento. Le parti esuberanti del ponte fungevano da contrappeso e diminuivano 
        le tensioni indotte dal carico. Poi via via, sono passati gli alunni più 
        pesanti.
      
      
      
         
      
       Successivamente 
        sono passati due alunni alla volta, non sempre la coppia riusciva a coordinare 
        bene i movimenti ed invece di appoggiarsi sui nodi, qualche bambino si 
        appoggiava sulle aste, che si piegavano un po', e così si sono flesse 
        diverse aste, ma si sono deformate anche le travi longitudinali, soprattutto 
        le due sottoposte a trazione. Quando sono passati i due ultimi alunni, 
        il ponte era visibilmente deformato, ma nessuna parte si è scollegata.
      
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